GIOVEDI' SANTO (di una volta) - Le processioni della Addolorata

I riti del Giovedì Santo costituiscono per Ceglie Messapica una  delle più importanti tradizioni religiose, cancellate dallo scorrere del tempo, ma presenti nella memoria delle persone anziane e nella documentazione storica, musicale e fotografica. Come segni tangibili di tali riti, tra l'altro, restano cinque delle sei statue raffiguranti la Madonna Addolorata, portate un tempo in processione tra il Giovedì e il Venerdì Santo, una delle "unicità" dei riti della Settimana Santa della città di Ceglie Messapica rispetto ai comuni vicini e altre località del Sud Italia.
I riti del Giovedì Santo erano sicuramente l'elemento caratterizzante della Settimana Santa Cegliese; infatti, per le vie della città tra le ore 10:00 del Giovedì e l'alba del Venerdì Santo sfilavano ben sei cortei sacri.
La peculiarità della tradizione cegliese è da individuarsi proprio nel numero delle processioni dedicate all'Addolorata, come detto sei, e alla loro durata temporale di quasi 24 ore, alle quali l'intera popolazione partecipava con grande devozione. Tutte le statue erano adornate con preziosi oggetti donati dai fedeli come ex voto.
La devozione del popolo cegliese nei confronti della Madonna Addolorata è ancora oggi testimoniata dalla presenza in alcune case cegliesi di campane di vetro, contenenti questo simulacro. Nelle case di alcuni notabili era possibile vedere statue, raffiguranti la Madonna Addolorata ad altezza naturale.
Il culto della Madonna Addolorata è stato sempre accompagnato dalla presenza della musica, che era parte integrante delle processioni.
L'anima popolare e religiosa di questi riti è stato il maestro cegliese Vincenzo Chirico che ha composto delle straordinarie marce e gli inni dedicate alla Madre di Gesù, tra le quali ancora oggi sono ricordate e cantate "Stava Maria nel pianto" e "Stava Maria dolente".
Le processioni si muovevano in un ordine scandito temporalmente e lungo itinerari stabiliti che portavano le statue dell'Addolorata, partendo dalla Chiesa dove ognuna era custodita, a visitare i vari "Sepolcri" (Altari della Reposizione), allestiti nelle Chiese cittadine; processioni che simboleggiavano la ricerca spasmodica del Figlio da parte della Madre Addolorata.
I riti si aprivano dopo la celebrazione della Messa in Coena Domini (lavanda dei piedi) con la processione dell'Addolorata della Chiesa dei Padri Cappuccini dedicata a "Santa Maria degli Angioli", presente nel Convento dei Cappuccini, che muoveva i propri passi alle ore 10:00 del Giovedì Santo.
 
Anni '40 - Processione dell'Addolorata dei Cappuccini mentre lascia il convento (fototeca "Michele Ciracì")

Anni '40 - Processione dell'Addolorata dei Cappuccini in via Umberto I (fototeca "Michele Ciracì")

I sacri cortei avevano inizio nel modo seguente:

- Ore 10:00 Addolorata della Chiesa dei Padri Cappuccini;
- Ore 14:00 Addolorata della Chiesa di San Rocco;
- Ore 16:00 Addolorata della chiesa di San Domenico;
- Ore 19:00 Addolorata della Chiesa Matrice;
- Ore 22:00 Addolorata della Chiesa di San Gioacchino;
- Venerdì all'alba Addolorata della Chiesa di San Demetrio.

I simulacri erano portati a spalla da membri delle confraternite o da persone incaricate dalle famiglie più in vista della città, accompagnati dal clero, dalla Confraternita della Morte sotto il titolo "dell'Immacolata", che aveva la sua cappella nella Chiesa di San Demetrio e da quella della "Purificazione", della Chiesa di San Domenico, da bambine e bambini, dalle autorità e dalla folla dei fedeli. I componenti dei cortei, tranne i fedeli, visitavano di volta in volta i "Sepolcri" allestiti in Chiesa Matrice, Cappuccini, San Demetrio, San Domenico, San Gioacchino e San Rocco.
Le processioni, come detto, si muovevano su percorsi prestabiliti a circuito: ad esempio, la processione dell'Addolorata della Chiesa di San Rocco una volta lasciata la propria chiesa percorreva Corso Verdi, Via IV Monte, Via XX Settembre e raggiungeva l'abbattuto Convento dei Cappuccini dove avveniva la visita al primo "Sepolcro".
Seguiva poi la visita alla Chiesa di San Gioacchino e quindi, passando per via Dante Alighieri arrivava alla Piazza Plebiscito e proseguiva nella visita delle Chiese di San Domenico, Chiesa Madre e San Demetrio. La processione, infine, rientrava nella Chiesa di San Rocco attraversando Corso Garibaldi. Le altre statue delle Addolorate, ognuna partendo dalla propria chiesa, percorrevano un itinerario più o meno simile sullo stesso circuito dei "Sepolcri".

Anni '50 - Processione dell'Addolorata di San Rocco in corso Verdi (fototeca "Michele Ciracì")

Una parte importante dei riti della Settimana Santa cegliese era riservata alla realizzazione di tali, appunto, "Sepolcri", addobbati in modo straordinariamente sfarzoso grazie al contributo delle famiglie cegliesi, che dedicavano all'allestimento tempo e impegno nelle settimane precedenti la Settimana Santa; quaranta giorni prima con la posa in alcuni vasi di alcuni cereali, per confezionare "U granə də Cristə".
Gli Altari della Reposizione erano arredati da tendaggi e da imponenti, artistici ed effimeri baldacchini stracolmi di fiori che profumavano particolarmente l'ambiente, a cui si aggiungevano i vasi contenenti germogli di grano.
Tornando a parlare delle sei processioni, è da segnalare la particolarità della processione della Desolata di San Gioacchino, che si svolgeva alle ore 22:00 del Giovedì Santo: la processione era aperta alla partecipazione dei soli uomini e pertanto era detta localmente "d'a Madonn' dj lj Maschjlj".
 
Anni '50 - Processione dell'Addolorata di San Demetrio in via Roma (fototeca "Michele Ciracì")

La straordinaria ed unica tradizione dei Riti del Giovedì Santo cegliese venne cancellata sul finire degli anni Cinquanta (1957-1958), nel disinteresse dell'intera comunità cegliese.
Le gerarchie della Chiesa decisero di "razionalizzare" alcune manifestazioni o riti frutto della Pietà Popolare; per i nostri riti c'era anche l'impossibilità di ottemperare a tutte le processioni nella sola serata-notte del Giovedì.
Infatti, col decreto "Maxima redemptionis nostrae mysteria" del 1955 ad opera Pio XII (Papa Pacelli) vennero modificati gli orari liturgici, confacendosi maggiormente alla temporalità evangelica della Passione e Morte di Gesù Cristo. In particolare, per quanto riguarda il Giovedì Santo la Messa "in Coena Domini" alla quale seguivano le processioni venne spostata al tardo pomeriggio, impedendo difatti l'inizio mattutino dei riti. Dopo due anni di sperimentazione la riforma divenne obbligatoria nel 1957.
Cosi facendo la Chiesa, a posteriori, sembra aver visto giusto eliminando gli elementi di ridondanza di alcuni di questi riti. Alla perdita di questa antica consuetudine dei riti del Giovedì Santo, si aggiunge l'amarezza comunitaria per lo smarrimento di una delle più belle statue, quella dell'Addolorata dei Cappuccini di cui rimane qualche sbiadita immagine. La perdita della statua è sicuramente legata con lo scempio compiuto negli anni '60 a seguito del colpevole abbattimento del Convento e della Chiesa dei Padri Cappuccini. Da più di quarant’anni alcuni volenterosi concittadini cercano la statua invano. Chissà dove giace?!
Oggigiorno resta, però, con poco seguito, la processione della Addolorata del Venerdì di Passione, la settimana antecedente alla Domenica delle Palme; probabilmente dovrebbe trattarsi di una Desolata, la cui memoria liturgica fa da preludio agli avvenimenti della Settimana Santa. Vista l'intensità e la genuinità del sentimento religioso dimostrato nei riti del Giovedì Santo, e specialmente nelle processioni delle sei Addolorate, non si riesce a capire perché tale fervore religioso, pur cambiando logicamente i tempi non si è poi riversato in una maggiore partecipazione alla sobria e solenne processione dei Misteri del Venerdì Santo. Per questo evento al culmine della Settimana Santa, non organizzato o guidato da confraternite (oggi assenti nel territorio) si riscontra, purtroppo, come già accennato una partecipazione della popolazione molto inferiore in confronto a quella dei tempi passati




- Testo a cura di Francesco Moro, Oronzo Suma e Giuseppe Lodedo, tratto dal sito "Archeoclub d'Italia sede di Ceglie Messapica".
- Foto archivio fototeca "Michele Ciracì".